Parla l’attore che debutta come cantante con l’album “Romantica”, in uscita oggi

Si intitola Romantica il primo album musicale di Giorgio Tirabassi. Sì proprio lui, l’ispettore Ardenzi di Distretto di polizia. E cosa c’entra la musica con Tirabassi direte voi? In realtà il canto, la chitarra, il jazz accompagnano Giorgio da moltissimo tempo, tanto che in un modo o nell’altro la musica ha sempre fatto parte del suo percorso professionale. «Ho iniziato ad amarla da piccolissimo – racconta – , canticchiavo… Mio fratello poi si è iscritto al Conservatorio, mentre io battevo con le mani sulle padelle e su tutto quello che mi capitava. Poi a 14 anni ho imparato a suonare la chitarra, ho iniziato a cantare e ho cercato di far entrare la musica anche nei miei progetti. Ad un certo punto ho messo su un ensemble jazz e ho iniziato a suonare dal vivo in alcuni locali romani. Tra l’altro io ascolto di tutto: dagli Area a Sergio Bruni da Led Zeppelin a Claudio Villa. Mi piace la musica popolare, mi è sempre piaciuta e gli stornelli romani li ho sempre canticchiati, a volte li ho perfino usati per i provini teatrali, per esempio quando mi presentai da Proietti la prima volta inizia a cantare accompagnato dalla mia chitarra…».

Giorgio Tirabassi debutta in veste di musicista e interprete con l'uscita del il suo primo album ''Romantica''. ANSA / UFFICIO STAMPA / +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

La copertina di ”Romantica”

E ora, quelle canzoni romane eccole di nuovo protagoniste, stavolta addirittura racchiuse in un album (14 brani più un bonus track) rinnovate in chiave jazz, manouche, bossanova o blues. «È il mio omaggio a Roma – ammette – la città dove sono nato e cresciuto. Ho voluto rivisitare brani della tradizione antica senza tradirla, ma rinnovandola vestendo gli stornelli con abiti nuovi». Alla base c’è una lunga operazione di ricerca che lo ha portato a riscoprire una parte poco nota del repertorio romanesco. Inseguendo il lavoro accademico di Marcello Teodonio dell’Univeristà di Tor Vergata, Tirabassi ha portato avanti un vero e proprio lavoro di ricerca etnografica che gli ha permesso di raccogliere tanto materiale anonimo dei secoli precedenti come nella traccia d’aperura, Come Te Posso Amà, canzone del ‘700, che rievoca le incursioni dei pirati «turchi» che hanno funestato le coste dello Stato Pontificio fino all’inizio dell’Ottocento. O come in Arziti Bella…, serenata del basso lazio raccolta da Graziella di Prospero e risalente al XIX secolo. Fino ad arrivare agli albori dell’Umanesimo con Fiorin fiorello (sonetti e romanelle in ottavi) e Il castello, entrambe del 1300. Ad intervallare i testi anonimi intervengono le composizioni di autori riconosciuti come nel caso di Serenata del Belli, scritta circa 2 secoli fa dal celebre poeta («è l’unica poesia musicata del Belli» sottolinea Tirabassi), o, per arrivare ai tempi più recenti, di Tango romano di Ettore Petrolini eStornello Dell’Estate composta nel 1960 da Ennio Morricone.

«Ritrovare certi brani è come andare in cantina, riscoprire delle cose; come prima cosa che fai? Le spolveri. E se poi hanno un valore cerchi di sistemarle nel modo giusto. E così ho fatto». L’album esce oggi prodotto da Giuseppe Vadalà per l’etichetta Nuccia (con la partecipazione di Carlotta Proietti, insieme a Moreno Viglione alle chitarre e Sergio Vitale al flicorno e poi Luca Chiaraluce, Massimo Fedeli, Daniele Ercoli e Giovanni Lo Casci). «Ma attenzione… – dice Tirabassi – non sono un cantante, anche se ho un ottimo rapporto con la musica e con la lingua romana».Che abbia familiarità con le note musicali e il romanesco lo dimostra anche lo spettacolo che porta in giro da vent’anni nei teatri italiani: Coatto unico senza intervallo, «che parte da un fatto di cronaca: durante una rapina parte un colpo che ferisce una persona, non un pensionato ma un truffatore professionista… Anche in questo caso c’è la musica e c’è il romanesco » aggiunge Tirabassi. E ci sono i personaggi ai margini tanto cari all’attore romano. Lo spettacolo era stato concepito per essere rappresentato solo in spazi appositamente allestiti nelle varie periferie romane e nel carcere di Rebibbia. Poi nel 2006 è stato arricchito di nuovi «ritratti umani» e ha cominciato a varcare i confini.

Dal 19 gennaio lo spettacolo sarà alla Sala Umberto di Roma. Intanto Tirabassi gira la seconda stagione di Squadra Mobile. Ma tutta questa tv, che naturalmente ha regalato a Giorgio la popolarità, è davvero la sua grande passione o una spinta per poter realizzare tutti gli altri progetti? «La seconda che hai detto.. – risponde Tirabassi citando Corrado Guzzanti – Distretto di polizia mi ha data tanta popolarità e mi ha aiutato a rendermi autosufficiente. Grazie alla tv ho potuto realizzare altre cose a me care, come il film su Paolo Borsellino, o come la musica in questo momento». Altri progetti? «Mi pare che possano bastare: musica, tv, teatro, mi mancano solo i cartoni animati! Nel caso ti avviso».